"Ditele che la perdono per averla tradita" ovvero Sociologia del tradimento

"Ditele che la perdono per averla tradita" ovvero Sociologia del tradimento

Nella cultura giudaico cristiana, la parola “tradimento” evoca l’archetipo di ogni atto blasfemo, il più grave e importante di tutti: “il bacio  di Giuda”, simbolo del tradimento fatto a Gesù di Nazareth. Gli attori di una dinamica di tradimento sono inevitabilmente il tradito ed il traditore, legati tra di loro da un vincolo solidale che li accomuna, o ancora li unisce: la parentela, l’amore, la fede in un credo, l’amicizia. Questa comunione di intenti viene spezzata da un gesto, una parola, che rompe la circolarità della comunicazione, aprendosi all’esterno, rendendo il rapporto disponibile ad una  nuova dinamica. Questo nuovo equilibrio, per essere veramente innovativo, deve inglobare “tutti i cocci buoni”,  del precedente anello, riunendoli con una nuovo collante. Omologando l’equilibrio sociale, a quello biologico, dell’organismo umano, il tradimento è la variabile sociale, delle mutazioni geniche in biologia. Combinazioni sempre uguali, possono per “errore” auto modificarsi, generando il mosaicismo se non, addirittura, una variazione cromosomica. L’esito di questo “tradimento” biologico potrà essere una nuova patologia ma anche un nuovo adattamento con miglioramento biologico. La dinamica di per sé non è né buona, né cattiva, semplicemente è, e basta. L’utilizzazione di questo cambiamento, la sua trasmissione, la sua reiterazione in generazioni successive, avrà probabilmente un esito positivo, creando una nuova forma del binomio Sistema/ Ambiente che o comporterà una evoluzione positiva o se  incompatibile con l’ambiente metterà a rischio le popolazioni colpite. Un tradimento è, dunque, una trasmissione. Etimologicamente il verbo  radire ed il sostantivo  tradimento  derivano dal latino “tradere”, che significa appunto, trasmettere. Detto questo, possiamo tornare  a Giuda ed al suo bacio.
Il Vangelo riporta:” …verso sera, poi, giunsero Gesù ed i dodici. Mentre mangiavanoGesù disse: sappiate che uno di voi mi tradirà, “uno che mangia con me”
Questa affermazione non ha nulla di dubitativo, anzi è assertiva. Estremizzando l’interpretazione la di può intelligere come un memento “ricordati che domani abbiamo un incontro “
Gesù e Giuda sono legati da una dinamica asimmetrica, quella che, comunque, si crea tra il maestro ed i suoi discepoli. Giuda con il suo gesto, cerca dieliminare questa diversità, cerca la simmetria, l’uguaglianza al suo maestro, vuole essere Lui, e nonostante sapesse che il Cristo si aspettasse quel tradimento, lo compie lo stesso. Nonostante l’avvertimento del maestro, egli ineluttabilmente, offre le sue labbra alla guancia del Nazareno, che non fa nulla per evitarlo. Perché?  Perché senza quel gesto, senza la rottura comunicativa circolare, non ci sarebbe stata evoluzione sociale non si sarebbe compiuta la Parola Divina.  Il tradimento diventa, così, dinamica indispensabile perché il nuovo ordine si compia, è il gesto sul quale si fonda tutta la cristianità. Senza Giuda, senza la rottura che il suo gesto rappresenta, il Cristo non avrebbe mai potuto  terminare la sua missione, per liberare il genere umano. Senza Giuda non ci sarebbe stato né un Golgota, né una Croce simbolo del martirio di Cristo. Visto sotto questa luce Giuda potrebbe essere considerato il primo “vero” martire della cristianità. Il tradimento per antonomasia, l’archetipo di ogni tradimento non ha, dunque, solo una valenza negativa, anzi racchiude in sé  la positività della parola compiuta, l’input della salvezza umana. Ciascundeve qualcosa a Giuda il traditore, oltre che al Cristo  il tradito. Dopo quello di Giuda, crediamo, che il tradimento “politico” decisamente più laico, più simbolicamente importante sia quello di Bruto, che pugnala Giulio Cesare, suo padre putativo. Giulio Cesare, sconfitto Pompeo, diventa estremamente potente, che tradotto in termini pratici vuol dire essere in grado di gestire la cosa pubblica in funzione della propria ambizione. Il timore che questo possa avvenire è la preoccupazione dei congiurati. Per questo decidono che Cesare merita la morte. Bruto, figlio adottivo del dittatore è tra gli artefici della congiura, ed è proprio lui che lo colpisce per dargli il colpo mortale. La leggenda narra che Giulio Cesare, rendendosi conto di quello che stava accadendo, si coprì il volto con il mantello, esclamando “Quoque tu Bruti fili mihii”. Riconoscendo, a Bruto  anche in quel frangente lo status di figlio. La fine di Cesare  avrebbe dovuto significare, nell’intento dei congiurati, il trionfo delle loro idee, l’avvento di un periodo politico repubblicano, ma poco dopo si manifesta il vero volere degli dei , che fanno trionfare il cesarismo, compiendo una specie di “divina vendetta” Anche Bruto e Cassio, periranno, non per mano nemica, ma suicidi come Giuda. Dante li unisce ella Giudecca, mentre pendono dalle tre bocche di Lucifero:“da ogni bocca dirompea coi denti un peccator a guisa di maciulla, si che tre ne facean così dolenti.”                       
La dinamica del tradimento prevede , dunque, per il traditore lì espiazione della colpa. Vale a dire, ottemperato al volere superiore, illuso di compiere un azione dirompente, viene abbandonato ed espulso dal nuovo ordine che egli stesso a provocato. Forse, senza l’omicidio di Giulio  Cesare , l’ordine politico di Roma , non avrebbe raggiunto quella finitezza politica che l’impero riuscì a conquistare, e l’idea di un condottiero che guidi non solo militarmente una nazione non avrebbe avuto tanto seguito.
Ed in amore? Anche nei tradimenti dei sentimenti, la dinamica è la stessa, la letteratura, la storia, le leggende, sono un fonte inesauribile di questa tipologia di tradimento. Come abbiamo detto, anche nel tradimento amoroso, le  figure dinamiche, sono le stesse: l’atto il legame, il traditore, il tradito, diversa è solo l’intensità dell’impatto sociale, che il più delle volte è limitato al microcosmo dei protagonisti. Quello che si vuole ottenere, non è l momentaneo appagamento di un desiderio, il vero tradimento è caratterizzato dal desiderio di ribaltare la propria vita, è pulsione verso il nuovo, è il portarsi verso un immaginario mondo nuovo che appare all’orizzonte. Ma anche in amore è colui che ribalta l’ordine, che “sinceramente” prova a cambiare, che paga il prezzo maggiore. L’abbandonato , ha quasi sempre la comprensione sociale, e la solidarietà, a volte, anche di quelli del “traditore”, acquista così, una identità inaspettata e nel nuovo equilibrio che viene a crearsi raccoglie, di più del vero protagonista. Un esempio per tutti Anna Karenina, che accortasi che il suo capitano, non voleva cambiare nessun ordine prestabilito, decide di espiare la propria colpa, nel solito modo: il suicidio. Bisogna distinguere il tradimento dall’infedeltà. Al contrario del tradimento, ’infedeltà,  non vuole ribaltare gli schemi, né rompere a circolarità statica  dell’immobile conservatorismo, essa è un moto momentaneo, una eccezione, dovuta od a un desiderio, o a paura , o ad incapacità a gestire le situazioni: ci si lascia dominare. Nell’infedele, la dinamica successiva è rientrare nei ranghi, cercando di dimenticare quanto accaduto. E’infedele Pietro quando, rinnega Gesù, e infedele il coniuge che si concede qualche distrazione, prontamente rinnegata, prima a sé stesso, poi agli altri. Sa che, anche se scoperto, riceversa, che una volta tirato il sasso , non può più ritirare la mano, sa che se il tentativo di ricerca del nuovo fallisce deve espiare la propria “colpa”. Ed il destino gli presenterà il conto. Francesco De Gregori, con la sensibilità tipica dei poeti, e rara capacità di sintesi è riuscito a dire tutto questo in un sol verso cantando in “Atlantide”:

“Ditele che la perdono per averla tradita”

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